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I-LAB intervista e presenta il Dott. Francesco Morabito

I-LAB intervista e presenta il Dott. Francesco Morabito

Buon giorno Dr. Morabito e grazie per questa intervista. Lei vanta una lunga carriera dirigenziale e professionale (*). Oggi questo incontro con I-LAB. Come è nata l’occasione di accostarsi al Gruppo Converg? E quali sono i fattori che Lei ha ritenuto qualificanti per questa prospettiva di collaborazione?

Tante esperienze e varie presso/con soggetti diversi: dai servizi all’agricoltura, all’industria, dai sistemi associativi (Confindustria) alla docenza in Master universitari. Con il Gruppo Converg l’affinità è stata “elettiva”, soprattutto perché entrambi puntiamo alla massima eccellenza basata su una solida reputazione professionale e su valori incrollabili.

Il mondo della comunicazione degli eventi è stato fortemente impattato nel 2020 dalla pandemia Covid-19. Con la ripresa quali sono, secondo Lei, le opportunità di rilancio sia per la comunicazione che per gli eventi?

Difficile restringere le opportunità ad una regola fissa. Quasi certamente le aziende che faranno scelte strategiche di posizionamenti fortemente rivisitati (ad esempio a seguito dell’ampliamento di prodotti e/o servizi o l’ingresso in segmenti di business fino ad ora non pensati e perseguiti) e questo anche per le aziende che invece preferiranno restare legate a modalità e a canali più “convenzionali”. Una logica che credo non pagherà più è quella ideologica del “qui abbiamo fatto sempre così“. In passato le crisi economiche hanno colpito interi settori e ne hanno favoriti altri, oggi le spaccature sono interne a ciascun settore, a macchia di leopardo, ed è proprio in questo momento che una scelta strategica adeguata fa cambiare in bene i profitti delle aziende.

Anche le innovazioni tecnologiche hanno comportato cambiamenti strutturali sia nel segmento della comunicazione sia in quello degli eventi. Ma quali saranno, secondo Lei, gli indirizzi delle società clienti nel prossimo futuro?

Nel 2021 la strategia della comunicazione e degli eventi sarà vincolata dall’evoluzione pandemica mondiale da un lato ed alle riorganizzazioni pesanti che si sono già pianificate e che saranno attuate nelle aziende.  La grande novità con cui ci si è dovuti confrontare è la modalità smart working, a volte comoda, a volte complessa da gestire ma, per la comunicazione molto sarà legato alle strategie e modalità di comunicazione sempre più basate sull’ “emotional” (social, streaming, mobile, …). Per quanto attiene agli eventi speriamo che il rapporto diretto (in presenza) possa riprendere per ridare quel senso di umanità che è parte integrante del veicolo contatto diretto. A tutti mancano molto gli small talk ai margini degli eventi. Aspetti importanti che le conference calls proprio non possono sostituire.

Quali sono, secondo Lei, i contenuti che saranno perseguiti prossimamente dalle aziende in termini di comunicazione? Sostenibilità? Trasparenza gestionale? Revisione completa delle strategie di comunicazione? E con quali strumenti si percorreranno questi indirizzi?

Se da un lato le aziende continueranno con le pianificazioni decise tempo fa – le analisi di mercato vedono le aziende sempre più allargare i contenuti della comunicazione originale (dimensione e storia aziende, evoluzione prodotto/servizi, solidità finanziaria, certificazioni varie) – dall’altro sempre più aziende stanno operando su contenuti di coinvolgimento di tipo bio, sostenibilità, trasparenza gestionale e soprattutto socio solidarietà. Un’azienda tuttavia non potrà “mentire” inventandosi eccellenze gestionali, anche etiche, magari, autoproclamandosi quello che non è, non sarebbe credibile. Una comunicazione moderna, per essere efficace, deve essere complessivamente coerente e riscontrabile e, aggiungerei, ben mirata. Gli strumenti non mancano.

Come vede posizionata I-LAB nel panorama della comunicazione aziendale? E quali potrebbero essere i fattori distintivi vincenti per le aziende?

I-LAB ha una storia prestigiosa per la sua connotazione di atelier e per aver sempre creduto nei valori dell’uomo e del senso civico. Elementi che sono tornati di moda. Le aziende hanno scoperto che le “persone” sono tornate a credere ed ad aspettarsi l’evidenza dei veri valori. Poi naturalmente dipende dal target: un conto è un’azienda che opera nel largo consumo (consumatori /B2B) un conto è un’azienda che opera su clienti aziende (subfornitura / B2B), o che si tratti di prodotti o servizi. Oggi il rischio di urtare suscettibilità di singoli e gruppi è particolarmente elevato e poi cresce il sentiment internazionale delle class actions.

Quali potrebbero essere, secondo Lei, i settori merceologici con presumibile maggior crescita della domanda in materia di comunicazione?

Tutti i settori hanno necessità di comunicazione soprattutto di rilanciare la comunicazione post Covid; bisogna per esempio vedere “quanta” e “quale” comunicazione. La comunicazione deve essere certamente di qualità, ma non ridondante; a pena di saturazione e di disinteresse dell’utenza.

È necessario tarare una strategia di comunicazione non in termini quantitativi (di martellamento), ma in termini qualitativi: allargare il consenso attirando l’attenzione. Di certo i “servizi” (che rimangono sovente un bene meno tangibile dei prodotti) hanno loro logiche particolari. I prodotti invece, ormai si dà per scontato (o meglio certificato) che siano ad un rapporto prezzo/qualità che i clienti riconoscono corretto. C’è da costruire tutto intorno.

In materia di Ufficio stampa: come possono le organizzazioni moderne attuare uno sviluppo del proprio Ufficio stampa indipendentemente dall’innovazione digitale?

Prima di pensare di dotarsi di un servizio/ufficio stampa, che certamente rappresenta una strategia di lungo termine e, spesso, un costo fisso, occorre valutare il bilanciamento tra risorse interne e partner esterni. Oggi molto del successo di un’azienda si gioca su questa scelta.

Peraltro un eccessivo dimensionamento di competenze interne non sempre aiuta a stare nei tempi con modelli e soluzioni che gli esterni devono per loro natura cavalcare sempre in modo più professionale con un tempismo diverso.

Un discorso a parte ha a che fare con i rapporti con le testate tecniche e di settore.

La sensazione è che i classici Comunicati Stampa asettici siano visti sempre più troppo amorfi. Dalla nostra esperienza abbiamo invece notato come la preparazione preventiva di buoni comunicati è già un passo enorme nel caso di eventuali accadimenti negativi (critical programs). Le stesse redazioni di testate, con giornalisti giovani ed attenti ai valori, puntano a selezionare comunicati stampa più moderni nei contenuti e nella forma.

Quanto sono diverse oggi le aziende che comunicano localmente e quelle che comunicano invece nazionalmente o internazionalmente?

Totalmente! Strutturalmente, direi. Facile che sia diversa la pubblicità di un pur ottimo e stellato ristorante rispetto ad una più o meno planetaria catena di fast food. Sono proprio gli argomenti su cui rispettivamente puntare a fare quelle differenze che poi condizioneranno il piano di comunicazione: in un caso forte personalizzazione, nell’altro, magari, impliciti o espliciti riferimenti all’intero settore.

Inscrivere la propria comunicazione in un determinato settore o in un determinato territorio implica l’attivazione o il rafforzamento di legami con gli indispensabili soggetti associativi.

Sono sempre stato fautore della comunicazione che utilizza i corpi intermedi, come parte integrante del mix, ad esempio: grandi e piccole compagnie aeree, voli intercontinentali versus gestori di linee interne; o treni ad alta velocità versus traffico ferroviario regionale-zonale…

Per le figure apicali delle aziende, da oggi in avanti, sarà necessario fare una profonda analisi, costituendo o diversificando i precedenti team di lavoro su tempi, obiettivi, strumenti.

Discorso molto complesso, nel quale amo coinvolgere gli allievi del mio Master perché aiuta a far elevare le menti facendole ragionare più approfonditamente. E’ come dare strumenti utili affinché un esploratore che potrebbe perdersi ritrovi la sua strada nel bel mezzo di una giungla nella quale forse si è smarrito.

Deve imparare che ogni tanto deve fermarsi per capire dov’è. Capire dove andare e come e cosa comporta in termini di risorse, modalità ed obiettivi.

Ma è anche sempre comunque vero che sono fondamentali le IDEE!… non per niente I-LAB è un “laboratorio di idee”!

Per informazioni: morabitof@libero.it; franc.morabito@gmail.com

Profilo professionale del Dott. F. Morabito – Scarica il pdf.